La storia
Fondata nel 1607, Vittoria è la città più giovane del libero consorzio comunale di Ragusa in Sicilia, e pertanto presenta una moderna struttura a scacchiera con strade larghe e rettilinee. Vittoria si trova a pochi chilometri dall’aeroporto di Comiso.
Nella valle del fiume Ippari si notano tracce di insediamenti preistorici risalenti all’età del bronzo. Alla foce dell’omonimo fiume e attorno alla costa si trovano le rovine di Kamarina, città greca colonia della dorica Siracusa risalente al VI secolo a.C.
La città fu fondata ufficialmente il 24 aprile del 1607 dalla contessa Vittoria Colonna Henriquez-Cabrera, da cui prese il nome.
Tra vino e serricoltura
Vittoria, nata per il vino, rispettò per quasi tre secoli questa sua vocazione, producendo diverse qualità di “vino nero” riconosciuto come assai pregiato già negli anni Settanta del Settecento da Domenico Sestini (fiorentino, segretario del Principe di Biscari). Oggi è la decima città dell’Isola per popolazione e capitale -possiamo dire- di un grande distretto agricolo che si estende lungo tutta la fascia costiera della provincia di Ragusa e delle aree limitrofe delle province di Caltanissetta e di Siracusa. La civiltà del vino infatti, crollata miseramente a fine Ottocento per l’infezione fillosserica e per i difficili rapporti commerciali con la Francia, fu sostituita sin dai primi del Novecento dalla innovativa coltivazione di pomodoro e di altri ortaggi. Poi, alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, alcuni intraprendenti piccolissimi coltivatori sperimentarono la rivoluzionaria coltivazione del pomodoro sotto serra, aprendo una nuova grandiosa fase di sviluppo economico della città che pur con alti e bassi e grandi difficoltà ha radicalmente modificato la compagine sociale e la vita della zona. Negli ultimi anni però, accanto alla serricoltura, si assiste ad un ritorno del vigneto, con la produzione del cosiddetto “Cerasuolo”, composto principalmente dalla miscela di uve di qualità “calaurisi” e “rrappato” (note anche come Nero d’Avola e Frappato). La rete delle trazzere che si partono dall’abitato sin dal Seicento riporta in città grandi ricchezze, che a loro volta hanno bisogno di infrastrutture per essere lavorate e commerciate. Nascono quindi i quartieri attorno alle chiese, la piazza per il mercato, le strade verso il mare, dove è necessario creare uno “scaro” a Scoglitti, per raggiungere Malta ed esportarvi il vino e gli ortaggi.
[Tratto da : Vittoria-Scoglitti itinerari storico – artistici. Testo di Paolo Monello]